“Investiamo in intelligenza naturale, che serve ad educare gli umani e a gestire bene l'intelligenza artificiale. Purché si investa in intelligenza, è sempre un affare”.
Con queste parole Roberto Cingolani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Leonardo, ha concluso il suo intervento a ComoLake2023 – Next Generation Innovations, la Cernobbio del digitale. Davanti ad una platea composta da manager, imprenditori e ricercatori impegnati nel campo dell’innovazione, Cingolani ha condotto il suo discorso sul filo del raffronto tra umano e digitale, dimostrando che le due dimensioni sono sempre di più strettamente allacciate. “L'intelligenza generativa è copiata da noi”, ha spiegato l'AD.
Facendo una carrellata su quanto accade nel mondo a proposito di sviluppo tecnologico, Cingolani ha spiegato che la partita principale si gioca nella raccolta, gestione ed elaborazione dei dati: “C’è bisogno di capacità di calcolo, di memoria sufficiente e di una struttura che trasmetta in modo molto veloce”. Altrimenti si corre il rischio di ingolfare il processo con una sorta di imbuto in cui l’enorme quantità di dati raccolti finisce per imbottigliarsi.
“Informazioni importanti per i cittadini, riguardanti salute, finanza, e difesa, sono dati critici, vanno protetti”. Ha aggiunto l’AD di Leonardo: “Noi non abbiamo nulla che sia disegnato per essere cyber-sicuro in fase progettuale. Siamo ancora abituati a comprare il computer per poi scaricare l'antivirus, o nel telefonino il software del caso. È un errore in partenza. Io devo disegnare gli oggetti del futuro in modo che siano cyber-sicuri, altrimenti non sarò mai competitivo. Devo introdurre il servizio della cyber sicurezza sin dall'inizio quando progetto qualcosa di nuovo”.
Cingolani ha poi chiuso il suo intervento confrontando intelligenza artificiale e cervello umano, molto più simili di quanto si potrebbe immaginare. Riescono entrambi a compiere più o meno le stesse operazioni. Cambiano solo velocità e soprattutto dispendio di risorse: “Il computer, o il mio telefonino, il vostro PC, non essendo il prodotto di un'evoluzione durata miliardi di anni che ha ottimizzato il consumo energetico, non funzionano bene come noi. Sono molto veloci, ma il vero problema non è la loro efficacia, è il loro consumo energetico”.
Ma la principale differenza è data dall’unicità di ogni essere umano: “Noi abbiamo un'intelligenza biochimica che è influenzata prevalentemente dall'esperienza e dall'umore. Siamo tutti diversi. Se ci danno un problema, ognuno di noi lo risolve a modo suo, dipende da quello che gli è successo ieri, se ha litigato con la moglie, col marito, se è contento, se è depresso. È la nostra diversità”. Dall’altra parte ci sono numeri e comportamenti preordinati: “Alla macchina manca l'istinto di sopravvivenza e quello di continuità della specie. La macchina non è self-aware. Non gliene frega nulla se la spegni o se l'accendi. Non ha il concetto di morte e di vita. Quindi sono due specie che non potranno mai combattere fra di loro”. Lo stesso ragionamento va quindi applicato alle nuove forme di automazione e intelligenza artificiale che dovranno essere guidate e governate dall’intelligenza naturale.