Aeolus, satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) lanciato nello Spazio nel 2018, si prepara a tornare sulla Terra dopo aver studiato con successo la distribuzione dei venti di tutto il pianeta, da 30 km di altezza fino al suolo.
Il satellite Aeolus è equipaggiato da ALADIN (Atmospheric LAser Doppler INstrument), un LIDAR (Light Detection and Ranging) composto di tre parti: un telescopio, un ricevitore e un trasmettitore laser, realizzato in Italia da Leonardo con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
È il più potente trasmettitore operante nell’ultravioletto (UV) mai costruito prima per una missione spaziale: con oltre 7 miliardi di impulsi laser emessi, ha orbitato intorno alla Terra ben 16 volte al giorno, riuscendo a coprire l’intero globo una volta a settimana. È composto da più di 80 elementi ottici allineati con un’accuratezza micrometrica, e realizzato con tecnologie e materiali innovativi finora mai sperimentati. Ne sono esempi emblematici il sistema di ossigenazione all’interno del laser, sviluppato per fare in modo che il raggio non venga deformato o bruci le componenti interne e il materiale utilizzato per minimizzare l’assorbimento della luce e, allo stesso tempo, per resistere agli altissimi livelli di potenza, evitando dispersione di energia o danni alle ottiche.
Ed è proprio la tecnologia laser la vera rivoluzione di Aeolus: generando pulsazioni di luce UV inviate nell'atmosfera, il LIDAR mette in evidenza i venti in tutto il mondo. Il grande valore aggiunto offerto da questa missione è stato misurare i venti in aree difficilmente raggiungibili dai classici mezzi di rilevazione (palloni sonda o aerei), offrendo una visione più completa e globale di questo fenomeno.
In orbita per quasi cinque anni, la missione ha avuto una serie di impatti positivi su numerosi aspetti: ha contribuito a rendere più accurate le previsioni meteo e migliorato la conoscenza dei fenomeni climatici e delle conseguenze legate al riscaldamento globale e all’inquinamento atmosferico. Secondo i dati riportati dalla missione, gli scienziati hanno ipotizzato che, in futuro, potrebbe aiutare a migliorare la previsione degli uragani, come pure a seguire e prevedere i movimenti delle polveri emesse, ad esempio delle eruzioni vulcaniche.
Tra la fine delle operazioni (lo scorso 30 aprile) e lo spegnimento di ALADIN (avvenuto il 5 luglio), Leonardo, insieme all’ESA e alle industrie di settore coinvolte, ha effettuato ulteriori test sulle capacità di emissione del trasmettitore laser, facendolo passare da una potenza di circa 4 milioni di Watt nominali, a circa 10 milioni di Watt. Un record mai raggiunto prima da un laser spaziale.