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#WeAreLeonardo, alla scoperta del GCAP con Alessandro

Ligure di nascita e torinese di adozione, Alessandro Barletta racconta le emozioni, le soddisfazioni e gli obiettivi che lo hanno accompagnato nei suoi 20 anni in Leonardo, dove oggi ricopre il ruolo di Head of Engineering del Global Combat Air Programme (GCAP). 


“L’ingegnere non vive, funziona”. Se c’è un detto, ironico, che non si attaglia ad Alessandro Barletta è proprio questo. Perché quando Alessandro, Head of Engineering del GCAP, ripercorre i suoi 20 anni in Leonardo, la sua voce tradisce una forte emozione. Un coinvolgimento senz’altro espressione di vitalità e di una grande passione senza le quali non sarebbe arrivato a guidare, oggi, il settore tecnico-ingegneristico del più avveniristico e sfidante programma che coinvolge Italia, Regno Unito e Giappone per sviluppare un sistema aereo di nuova generazione entro il 2035.

Ligure di nascita, Alessandro è stato precoce in tutto: a 17 anni si iscrive alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino; a 23 anni incontra sua moglie Alice e tre anni dopo nasce la loro figlia, Viola; appena laureato, nel 2005, comincia uno stage presso un’azienda che produce cuscinetti a sfera; qualche mese dopo l’assunzione nell’allora Alenia Aeronautica.  “Mi chiesero se volessi fare ricerca o progettazione. Ho seguito la passione che avevo sin da bambino: inventare”, racconta Alessandro. Così è andata per i successivi 20 anni, tranne una breve parentesi di sei mesi, tra il 2014 e il 2015, in piena transizione nella One Company, che lo ha portato a ricoprire l’incarico di Project Management Office dell’allora CEO di Alenia. 

Se volge lo sguardo al passato, Alessandro racconta di anni trascorsi a lavorare sulla stragrande maggioranza dei programmi militari partecipati o gestiti da Leonardo: dal Tornado all’Eurofighter Typhoon, dal C-27J al P-27A. Anni in cui ha inventato e brevettato un sistema per testare il laser warner del C-27J e un sistema di licenza SW basato sulla crittografia per il Mission Data Library Generator.  “È stato un percorso di crescita verticale, reso possibile grazie a un’efficace e proficua opera di affiancamento e di mentoring”, racconta. Poi, dal 2016, il salto con la partecipazione – sempre con ruoli di responsabilità – a programmi internazionali come l’Eurofighter e il GCAP, di cui da febbraio 2024 ha assunto la leadership ingegneristica e tecnica. “Il GCAP coinvolge gruppi multifunzionali e multidisciplinari della nostra azienda: velivoli, cyber, elettronica e aerostrutture. È il bello di lavorare in team. Il tutto in un’ottica di sistemi integrati. Data la complessità del programma" – fa notare Alessandro – “siamo tra i maggiori utenti di assetti di High-performance computing (HPC, come il supercomputer davinci-1) e basiamo gli sviluppi sull’adozione di pratiche diffuse di digital engineering, un vero abilitatore chiave della collaborazione, specie in ambito internazionale”. Alessandro ritiene che mettere a servizio dell’azienda e dei colleghi le competenze maturate lungo percorso è il modo migliore di ripagare l’investimento fatto su di lui, “perché qui in Leonardo – sottolinea – mi sono state date numerose opportunità”. Pertanto, ai ragazzi e alle ragazze che studiano materie STEM e che si affacciano sul mondo del lavoro fa notare: “Questo è un universo che offre un’infinità di opportunità di crescita professionale e, soprattutto, personale. Sia perché si lavora al fianco di colleghi dall’enorme esperienza, dai quali si possono apprendere importanti soft skills, sia per l’immenso portafoglio di prodotti offerti da Leonardo: qui ciascuno può trovare un ambito nel quale sentirsi realizzato”.

Il confronto, poi, è sempre stimolante, soprattutto a livello internazionale. Lo sa bene Alessandro, che nell’ambito del programma GCAP ha l’opportunità di viaggiare molto, tra Regno Unito e Giappone. Una cultura, quella giapponese, a cui si sente particolarmente legato. Dall’età di cinque anni fino ai 21 ha praticato il judo a livello agonistico (“sono cintura marrone”) e il ju-jutsu, oltre ad aver iniziato a studiare il giapponese: “Lo parlo poco, ma alcune frasi di cortesia mi hanno aiutato a rompere il ghiaccio in molte riunioni sul GCAP, anche grazie al linguaggio universale della fisica, della tecnologia e della matematica”.  La soddisfazione più grande? “Vedere questo fighter di nuova generazione volare tra dieci anni”. E allora otsukaresama (“buon lavoro”), Alessandro.