“Non importa che giorno sia, non importa che ora sia. Se c’è un’emergenza, in pochi minuti due aerei Eurofighter sono in volo, pronti a proteggere il nostro Paese”. Parte da qui il video-racconto di Alberto Naska, che ha trascorso una giornata all’aeroporto militare “Corrado Baccarini” di Grosseto, sede del 4º Stormo Caccia dell’Aeronautica Militare italiana. Immagini e testimonianze per mostrare il mondo che sta dietro al programma Eurofighter, dagli aspetti tecnologici all’equipaggiamento, dalle varie professionalità fino all’attività delle diverse aree della base toscana, inclusa quella del simulatore di volo.
Gli Eurofighter Typhoon sono aerei di piccole dimensioni, veloci ed estremamente maneggevoli, guidati da un solo pilota. Facendo un paragone con l’ambito del motorsport, Naska individua alcune analogie con le auto di Formula 1, dotate di caratteristiche simili. Nel corso degli anni, l’evoluzione dell’Eurofighter è stata costante fino ad arrivare all’attuale definizione di velivolo “multiruolo”, in grado cioè di svolgere molti compiti totalmente diversi tra loro, dalla Difesa all’intercettamento aereo e non solo.
Proseguendo il paragone con la Formula 1, il tour nella base del 4° Stormo inizia dai “box”, che in aviazione sono chiamati hangar. Attraverso le parole dei tecnici specializzati, è possibile comprendere una delle principali differenze tra questo tipo di velivolo e gli aerei di linea. Se questi ultimi sono studiati per tendere automaticamente alla stabilità, i Typhoon al contrario tendono all’instabilità, perché “quanto più una cosa è stabile, tanto meno è manovrabile”. L’essenza di un aereo come il Typhoon risiede proprio nella sua agilità e maneggevolezza, oltre che nella leggerezza, grazie ai materiali che lo compongono. L’80% della sua struttura è in fibra di carbonio o di vetro, con poche parti in titanio, e le superfici mobili nella parte posteriore sono realizzate in titanio e in lega di alluminio. Il suo peso a vuoto è poco più di 11 tonnellate, mentre a massimo carico arriva a poco più di 23 tonnellate.
Ma ciò che si vede dall’esterno è solo una parte dell’anima del velivolo. Togliendo uno qualsiasi dei pannelli che lo rivestono, infatti, si potrebbero vedere le migliaia di cavi e le decine di computer – o equipaggiamenti avionici – di cui l’aereo è dotato. Come spiegano i tecnici di Leonardo, che rendono possibile la messa in moto e il corretto funzionamento del velivolo, su ogni Typhoon ci sono più di 50 equipaggiamenti avionici, per i quali l’azienda supporta l’Aeronautica Militare nella manutenzione. Il video-racconto si concentra poi sulle persone che portano l’aereo fuori dagli hangar e sopra i cieli: i piloti. Attraverso le loro parole vengono mostrati non solo gli equipaggiamenti, i controlli e gli strumenti che consentono al velivolo di alzarsi in volo, ma anche le tecnologie che rendono possibile l’utilizzo del flight simulator e la quotidianità all’interno della base.
Con oltre 600 velivoli consegnati alle quattro nazioni partner e ai cinque clienti export e più di 850mila ore volate, il Typhoon – gestito dal consorzio Eurofighter GmbH – costituisce il principale progetto europeo di collaborazione industriale nel campo della Difesa. Leonardo partecipa direttamente, con una quota del 21%, nella definizione, progettazione, sviluppo e produzione del velivolo. Considerando le responsabilità relative alla costruzione della cellula dell’aereo, all’avionica e all’elettronica di bordo, la quota complessiva dell’azienda raggiunge il 36% circa del valore dell’intero programma.